POLVERIERA IN POLVERE
Chi:
Fondo di investimento
Dove:
Codroipo (UD)
Cosa:
Demolizione Polveriera Mangiarotti
Divisione demolizione
Chi è la COMMITTENZA
Da area dismessa a parco solare in grado di generare; questo il progetto che il Fondo di investimento ha messo a punto per rivalorizzare i 33 ettari dell’area dell’EX Polveriera Mangiarotti di Codroipo.
Un progetto che, tra l’altro garantirà al Comune di Codroipo anche una nutrita serie di compensazioni che prevedono l’installazione sui tetti degli edifici pubblici di impianti fotovoltaici pari a 110 kw, alcune opere di verde nell’aria artigianale-industriale e ai confini dell’ex Mangiarotti per mitigare l’impatto del nuovo impianto.
Il Fondo di investimento, attivo nel settore CCCC ha già al suo attivo numerosi interventi di questo tipo e, fruendo anche dei recenti provvedimenti normativi che facilitano gli iter burocratici per i parchi solari, intende intensificare la propria attività in questo settore.
L'area COMMISSIONATA
Bunker, caserme, polveriere; il Friuli Venezia Giulia è stato per decenni, la Regione in assoluto più militarizzata d’Italia. La ragione? Ovviamente la Guerra Fredda fra il blocco sovietico e quello occidentale venuta meno solo con la Perestroika di Michail Gorbacëv negli anni ’90 del secolo scorso. Regione di primo attrito con la Jugoslavia, che del blocco sovietico era l’estrema propaggine, il Friuli era stato disseminato di caserme e doveva essere la prima linea di difesa in caso di guerra. Tra l’altro molti non sanno che era (ed è ancora) disseminato di fornelli destinati ad ospitare mine atomiche da detonare in caso di invasione.
Un ruolo fondamentale nella filiera militare era sicuramente giocato dalla polveriere che producevano esplosivi e munizioni per le migliaia di soldati acquartierati in queste zone; nel tempo queste strutture hanno dapprima differenziato il proprio target e poi, via via, sono state in gran parte dismesse e abbandonate.
Come tutte le strutture industriali dismesse, ogni polveriera (come ogni caserma) genera problematiche relative a possibili inquinamenti ambientali che ne richiedono il monitoraggio prima e, subito dopo, una corretta e sicura dismissione. Dato che le strutture sono così tante (e non sono neanche in zone appetibili dal punto di vista immobiliare) gli Enti e i Comuni e i soggetti privati che le posseggono devono trovare investitori disposti ad accollarsi i costi di demolizione. Un esempio virtuoso di questo processo di conversione è senza dubbio quello rappresentato dalla polveriera Mangiarotti di Codroipo sul cui sedime un importante gruppo di investimento internazionale realizzerà sul un grande parco solare.
Il progetto oltre a generare un importante contributo alla indipendenza energetica italiana, contribuirà a bonificare l’intera zona. Il Gruppo Baldan è stato incaricato in questo contesto di realizzare tutte le demolizioni, comprese quelle interrate, nonché la predisposizione del sito all’installazione dei moduli solari.
Il FLUSSO di lavoro
Fase di sopraluogo
Fase di demolizione
Area bonificata
Un progetto complesso
L’intervento Gruppo Baldan a Codroipo si è articolato su un’area molto estesa (più di 330.000 metri quadri), ma soprattutto coperta da una boscaglia spontanea mol- to densa che rendeva difficilissimi i rilievi dello stato dell’esistente sia da terra sia anche utilizzando droni fotogrammetrici.
Se si aggiunge che gli edifici erano stati costruiti sen- za soluzione di continuità per oltre 50 anni e che le strutture in calcestruzzo prevedevano anche tunnel di servizio e depositi interrati, è immediatamente evidente come la stessa preventivazione dell’opera potesse es- sere particolarmente complicata.
Molti dei tunnel erano stati nel tempo dismessi e in- terrati e sono emersi solo quando l’intera area è stata disboscata e ripulita da tutta la vegetazione arborea e arbustiva. Per eseguire questa lavorazione, propedeuti- ca all’intero intervento, il Gruppo Baldan ha utilizzato un mix di trattori agricoli con trince forestali e di esca- vatori equipaggiati con cesoie, per abbattere gli alberi più importanti.
Nel corso delle opere di disboscamento è stata posta cura a preservare le essenze arboree di maggior pregio e dimensione che verranno inserite all’interno del pro- getto del campo solare.
Completate le opere preliminari, Baldan ha cominciato a demolire casematte, bunker e tunnel procedendo per quadranti, in modo da poter contestualmente lavorare in parallelo con le opere di sbancamento e livellazione del terreno destinato a ospitare le strutture dei pannelli solari.
Operazione questa che ha richiesto la lavorazione in situ degli inerti da demolizione; tutte le strutture in calcestruzzo e i tamponamenti in laterizio, infatti, sono stati trasformati in MPS da un frantoio Gasparin OMG Olimpo e verranno interamente riutilizzati per la predisposizione dei piani di installazione dei pannelli solari.
Una componente minore (in volume) ha riguardato le strutture secondarie di lavorazione e confezionamento generalmente realizzate con strutture portanti in calcestruzzo e tamponamenti in laterizio. Per le opere di demolizione il Gruppo Baldan ha utilizzato tre escavatori Doosan appartenenti alla propria flotta da demolizione: un DX240LC Narrow Track, un DX235DM e un DX380DM.
Parla l'Esperto
Sottolinea [Baldan]: “Anzi, il processo di demolizione non solo non ha generato fonti di inquinamento, ma ha anche eliminato i rischi potenziali di contaminazione che potevano provenire da un deterioramento progressivo e incontrollato delle strutture ormai dismesse. Dal punto di vista delle demolizioni, le uniche problematiche, affrontate e risolte in accordo con la committenza, sono state quelle relative alla presenza di strutture interrate che non era stato possibile individuare durante i rilievi preliminari”.
Radici di calcestruzzo
Una selezione attenta all'ambiente
L’intervento di demolizione è stato gestito con l’obiettivo di minimizzare l’impiego di materiali vergini, cercando di massimizzare il riuso per gli utilizzi consentiti (sottofondi, riempimenti) del materiale demolito e frantumato; allo scopo si è provveduto, dopo l’intervento di demolizione primaria a una prima frantumazione secondaria con lo scopo di ridurre volumetricamente i calcestruzzi e i tamponamenti in laterizio.
Tramite dumper articolati il materiale così trattato è stato conferito (sempre nell’area di cantiere) in una zona di stoccaggio dove è stato progressivamente trattato con un frantoio mobile dotato di tutte le certificazioni ambientali richieste dalla legge. In questo modo, oltre a ridurre l’impiego di inerti da cava, sono stati ridotti drasticamente gli impatti sul traffico veicolare dei camion che avrebbero dovuto portare il materiale demolito ai siti di stoccaggio, con conseguente abbattimento delle emissioni in atmosfera.
Ovviamente su tutto il materiale riutilizzato sul sito, sono stati effettuati attenti controlli di laboratorio (svolti da Enti terzi) aventi lo scopo di scongiurare in maniera completa la presenza di eventuali inquinanti pericolosi.